Diceva Prevert nei suoi versi, I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno. Anche Giulia è una ragazza che ama, moltissimo, lo si sente forte nei suoi versi, ma Giulia per noi oggi c’è, tutta intera, per tutti i residenti della residenza socio-assistenziale “Il Giglio”, per regalarci uno spazio di poesia condivisa. E c’è un’altra cosa che Giulia ama, moltissimo, di un amore immenso e giocoso: sono le parole, che sa combinare con maestria e grazia in danze dalle mille forme, dando vita a rime, endecasillabi, distici, sonetti, pronti a farsi ascoltare, amare dal pubblico.
E con il pubblico in sala Giulia mette subito le cose in chiaro: “Oggi vi leggo delle poesie d’amore”. Senza indugi. Perché, aggiunge, “Se siamo qui, è perché ci interessano due cose: l’amore, e la morte”. E di amore nei suoi versi ce n’è in abbondanza, sotto varie forme, prima fra tutte la fine, di un amore, la sua mancanza, che è, secondo Giulia, il vero motore a scatenare poesia: “La poesia nasce quando qualcosa o qualcuno manca.” E già nei primi versi recitati percepiamo echi di amori finiti, nei pensieri di un io che si interroga: Avresti potuto essere felice? / Te lo domandi spesso, mentre mandi / i capi bianchi nella lavatrice. La poesia, per Giulia, è ovunque. Nasce mentre si carica la lavatrice, mentre si è online: Amore mio, ma che è successo? / Invece di averti negli occhi, / ti vigilo l’ultimo accesso, mentre si ripone nel frigo fra la frutta e la verdura quella magra consolazione che è il rendesi conto che la felicità non dura. “Durante il giorno ti entrano dentro parole, suoni, immagini senza che tu te ne renda conto. Tutto quello che ci circonda è poesia.” E per farci un esempio di come la poesia possa trovarsi perfino dentro un computer, Giulia si cimenta in versi che sanno di informatica, dove l’io si ritrova a risorgere nel deserto come sfondo del tuo desktop, da qualche pixel / sgranato per stanchezza in un miraggio. E l’amore per l’essere umano, la metrica, i giochi di parole, torna ancora tutto assieme nell’incipit con cui attacca subito dopo Giulia: Marta non m’ama ed io non l’amo. Si schiude una lunga storia d’amore che ci tiene col fiato sospeso, tanto da far esclamare nel mezzo a Maria: “E dopo come andò a finire?”, seguito dalla battuta di Annamaria: “Maria, si son lasciate”. I residenti sono entrati in una dimensione di coinvolgimento totale, puro. Ci sono, con gli occhi, le orecchie, il cuore. E ancora di cuore si parla quando Giulia introduce una poesia in cui un amore umano prende sembianze naturali: se tu mi ricrescessi nel basilico /come una selce, un osso nello scheletro – / tacerei spesso, t’aspergerei di pianto, versi che richiamano la novella boccacciana in cui la testa dell’amato viene piantata in un vaso di basilico e ricoperta di lacrime, versi che ci ricordano un altro grande amore di Giulia, quello per la tradizione poetica classica.
Ma dal passato della tradizione classica, qualcuno in sala ci riporta di colpo al tempo presente. È quando una residente porge il suo diario a Giulia, chiedendo di leggerne un pezzettino ad alta voce. È un momento di commozione, quando Giulia prende a leggere “Sto passando un brutto momento per motivi semplici”, e si interrompe, un po’ per l’emozione, un po’ per riflettere sulla “semplicità del dolore”, su come alla fine “Il gesto di scrivere un diario o una raccolta di poesia è lo stesso”, “uno scavo, una auto-analisi che dà sollievo”. E a concludere con un altro “scavo che dà sollievo” ci pensa Annamaria, regalandoci alcuni suoi versi, che ci riconducono alla dolcezza delle varie forme della vita: La vita è un arcobaleno in un cielo sereno, / fatto di tanti colori – e ci preparano alla dolcezza del panettone in attesa sul tavolo.
E terminano così, tra versi d’amore e morsi di panettone, gli eventi della Rassegna Appunti per un Cantiere poetico – A merenda preferiamo la poesia! edizione 2018. Vi ringraziamo per averci seguiti fin qui e vi ricordiamo che l’Open call per Sogno di una notte di mezza Estate è aperta fino al 24 Gennaio 2019, vi diamo appuntamento al 2019. Buone Feste!!
V.